Don Guido Bonino
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MOVIMENTO DEI FOCOLARINI

1/12/2020

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“A me i focolarini sono cordialmente antipatici” aveva risposto don Guido Bonino, il parroco di Leumann nella periferia di Torino, a un diciassettenne che gli comunicava di aver trovato l’ideale della sua vita partecipando, nei giorni attorno all’Epifania del 1969, a una riunione dei Focolari. Quel giovane, Silvano Roggero, ora focolarino nel focolare di Lima, non si lascia intimorire, ma continua con lui a intrattenere rapporti fraterni, per tre mesi. Nella primavera di quell’anno “per dovere professionale”, don Guido accompagna sette giovani parrocchiani (tra questi anche Silvano) alla Mariapoli di Parrocchie Europee a Rocca di Papa per sostituire il viceparroco, don Marino Gambaletta, già inserito nel Movimento che, forse astutamente, “per impegni improrogabili” non poteva essere lui l’accompagnatore. Rimane folgorato dagli interventi di don Silvano e di don Giò e impressionato dall’ambiente e dal clima che si era formato al Centro.
Inizia così il suo cammino di formazione come presbitero focolarino. “L’incontro con l’Ideale – scriverà più tardi – mi ha fatto riscoprire l’Amore di Dio, grande e infinito, la sua Presenza nei miei fratelli, la grazia dell’unità, i benefici del dolore, la fortezza del fallimento, la salvezza che viene dalla croce, la limpidezza di Maria”.
Raccontando a Chiara l’esperienza delle promesse fatte nel 1975, scrive: “Sono contento di aver posto nelle tue mani le mie promesse: ciò mi ha indicato anche concretamente che è in te e con te il mio cammino di risposta all’Amore di Dio che si è mosso per primo. Ripetendo il patto di unità avverto che il mio privilegio è quello di “non essere” perché viva pienamente Gesù, Parola eterna, Splendore del Padre”. Eli risponde: “Chiara ha messo nelle mani di Maria, insieme alle sue promesse, il suo desiderio di essere una costante risposta all’amore di Dio. Ha anche scelto per lei questo nome nuovo: RIAM (= Risposta all’amore)”.
Il suo cammino di crescita nella vita ideale è largamente descritto nella sua corrispondenza con Chiara che invia dopo ogni ritiro annuale dei presbiteri focolarini a cui fedelmente partecipa: “E’ stato un crescere di fede in fede, di grazia in grazia. Una nuova presenza di Gesù Abbandonato mi è stata donata: se il sacramento dell’ordine ha configurato noi presbiteri a Cristo, Lui Abbandonato è l’anima di quest’anima segnata dal sacramento. Rivivendo G.A., vertice di vita e di amore a cui mi sono riconsacrato, si realizza quella pienezza d’amore che rende tangibile Dio e ricompone la famiglia degli uomini”.
La sua crescita si esprime anche nell’incarnare l’ideale nella pastorale che attua nelle comunità che è chiamato a servire. Nel maggio 1986 partecipa con un gruppo di parrocchiani al Congresso del Movimento Parrocchiale a Roma nell’Aula Paolo VI. “I giorni a Roma ci sono apparsi come la Pentecoste delle nostre parrocchie. Lo Spirito Santo ci ha trasformati e ci ha scritto in cuore che Gesù in mezzo a noi è la vita, la bellezza e il fascino della comunità parrocchiale che Dio ci chiama, senza indugi e senza soste, a costruire con te e con il papa”. È vivo in lui il desiderio di trasformare la parrocchia: “L’ideale è incarnazione – scrive – e noi siamo chiamati a realizzarlo, con animo universale, nella dimensione più piccola della Chiesa: ti chiediamo, Chiara, di aiutarci a scoprire meglio il profilo dell’impegnato parrocchiale, lo specifico del Movimento parrocchiale, le caratteristiche della parrocchia in cui Gesù e la Chiesa siano eguali”.
Alla notizia della sua partenza, Maria e Gianni Salerno, gli attuali responsabili centrali di Famiglie Nuove, uniti a lui anche per legami di parentela, scrivono: “C’è sempre stato un colloquio bello e profondo con lui, un vero “popo” di Chiara che amava l’Opera e il Carisma. In lui abbiamo trovato sempre tanto amore e tanta saggezza”.
Significativa anche la testimonianza del sindaco di Ciriè, una comunità che don Guido ha guidato per quasi vent’anni: “Don Guido è stato particolarmente amato da tutti noi; ci ha accompagnati nelle trasformazioni della nostra città”. E, confidenzialmente, “avremmo di cuore voluto partecipare almeno al tuo funerale. Ma, come tu ci hai spesso raccomandato, è con il cuore che si testimonia la propria presenza, è con le preghiere che ci si sente più vicini, è con il buon esempio che si insegna”.
Con una lettera datata 20 novembre 1973 Chiara dava a don Guido una Parola di Vita: “Vivendo secondo la verità e nella carità, noi cresceremo sotto ogni aspetto in colui che è il capo: Cristo”. (Ef 4,15) Dopo 47 anni, il 20 novembre 2020 don Guido poteva dire: “Questa Parola si è compiuta” e, Parola realizzata, entrare definitivamente nel Regno di Dio.

Antonio


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