Don Guido Bonino
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​Don Guido

IL RICORDO LETTO AL FUNERALE

24/11/2020

1 Commento

 
Don Guido Bonino, è nato ed è stato battezzato in questa parrocchia 88 anni fa. Quando lui aveva solo 5 anni con papà Antonio, mamma Giovanna e i fratelli Mario e Fiorenzo, si trasferì a Druento: la gran parte dei ricordi di infanzia quindi sono concentrati in questa cittadina e nella vicina Mandria.
Don Guido è entrato a soli 11 anni in seminario ed è stato ordinato prete a soli 22 anni e mezzo. Passati 2 anni al convito ecclesiastico alla Consolata, ha vissuto l’esperienza di vicecura a Beinasco, a Torino nella parrocchia del Cafasso e a Grugliasco. Negli ultimi due anni da viceparroco andava ad aiutare l’anziano e malato parroco di Leumann. Nel 1967 divenne lui stesso responsabile di questa nuova comunità di Collegno che si estende sia nel villaggio Leumann, sia nella borgata Paradiso del comune di Collegno. Nel 1985 inaugura la chiesa parrocchiale della B.V.Consolata, più adatta a ricevere i parrocchiani perché ben più grande della bellissima chiesa di S.Elisabetta. 
Durante la guida di Leumann, quasi per caso, ha incontrato il movimento dei Focolarini: accompagnando per senso di dovere un gruppo di giovani ad un incontro a Castel Gandolfo, rimase folgorato e si appassionò all’Opera di Maria. Era però noto che il suo coinvolgimento in questo movimento è stato tale da permettergli sempre di avere una mente ed un cuore aperto a tutti, senza creare steccati divisori.
Dopo 28 anni di servizio nella parrocchia dedicata alla Beata Vergine Consolata, nel 1995 accetta il trasferimento a Cirié dove per 19 anni si farà riconoscere per le sue grandi qualità di pastore d’anime. Nel 2014 a pochi giorni dal suo 82° compleanno viene ad abitare qui per farci regalo del suo grande cuore e della sua formidabile intelligenza.
Purtroppo, il 28 ottobre scorso abbiamo notato entrambi l’insorgere della febbre. Dopo una settimana di cure in canonica, abbiamo deciso che fosse meglio proseguire le cure all’ospedale Gradenigo dove ha trovato un’equipe medica ed una cura spirituale carica di umanità. Per tanti giorni la vita di don Guido pareva essere legata ad un filo di speranza. Questa speranza per noi, però, non si è spezzata perché siamo convinti che don Guido abbia incontrato le braccia spalancate del Padre Misericordioso ad accoglierlo e la Madre Celeste, verso cui nutriva un gran sentimento di amore, a riempirlo di baci e di consolazione.
 
Questi sono i dati principali dell’esistenza di questo uomo di Dio. Per raccontarvi di più partirei da un episodio capitato nell’ultima settimana in cui lui è stato curato qui in casa. Al mattino mi occupavo della cura della sua persona, e mi è capitato di pettinarlo non come al solito con i capelli all’indietro, ma con la riga. Vedendolo gli ho detto di essermi sorpreso perché lo trovavo uguale ad una sua foto, lui continuò dicendomi: “a quella di quando ero bambino!” Era proprio così.
In quella foto risaltano fortemente i suoi occhi chiari che fissano con intensità verso l’alto. Questi occhi tra il grigio e il celeste sono rimasti tali: talvolta, mentre parlavamo, io li osservavo dirigersi verso chissà quale direzione, tant’è vero che mi chiedessi spesso dove guardasse.
Oggi posso dire che lui sapesse guardare oltre. La sua passione per tutti lo ha sempre portato a puntare il suo sguardo oltre per cercare di vedere il Signore.
Ad un certo punto una suora, pochi minuti dopo aver conosciuto e parlato con don Guido, proprio questo mi ha detto: “Si vede che è un uomo che ha incontrato Dio!”.
Sappiamo bene come la ritualità e la liturgia, pur essendo vissute con intensità e sincerità, non fossero il forte di don Guido, ma non posso non riconoscere che lui abbia sempre cercato Dio.
Dove cercava Dio? Dovunque, soprattutto dove non ce lo si aspettava: prendendo spunto da Gal 3,13 diceva che se Cristo è diventato maledizione, vuol dire che chi è maledetto è diventato Dio. Un giorno ero particolarmente sdegnato per un avvenimento capitato nella chiesa di Ciriè e credo che anche lui lo fosse, ma ad un certo punto disse: “Il mio compito è vedere e mostrare Gesù in questa situazione”.
Come vedeva Dio? Sicuramente unito. Sembra quasi banale parlare di unità, mentre si descrive un focolarino. Ma il modo con cui lui intendeva l’unità aveva poco a che fare con delle effusioni piene di emozioni piacevoli, semmai l’idea principale corrispondeva con il saper dare spazio: una kenosi, un abbassamento, che non è solo del Verbo incarnato, ma è anche dello Spirito e del Padre. Una dinamica che dalla SS.Trinità arriva a tutti noi attraverso quel piano inclinato che è Maria di Nazareth.
Questa unità è l’opposto dell’uniformità, dunque, perché nel saper dare spazio a tutti, ognuno ha l’opportunità di essere veramente se stesso. Per spiegare ciò uno degli oggetti che amava citare era il caleidoscopio: ultimamente gli dissi che ormai poca gente sa che cosa sia, si tratta di una sorta di cannocchiale che al posto di far vedere lontano, punta su dei pezzetti di vetro colorati messi alla rinfusa, ma che attraverso dei giochi di specchi formano poi un disegno bellissimo che cambia continuamente, girando lo stesso oggetto. In effetti, devo riconoscere, che questo oggetto sappia descrivere bene quello che lui intendesse per unità.
Don Guido e io abbiamo sentito tanto forte questo senso dell’unità. Contrariamente a quanto si pensi in giro, noi due non siamo partiti con il piede giusto 18 anni fa, quando ci siamo conosciuti. Una questione di attese che noi avevamo l’uno verso l’altro, che non vennero subito soddisfatte. Nel tempo abbiamo imparato a far spazio l’uno all’altro costruendo una grande intesa tra noi. Quello che abbiamo ritenuto essere la prima e la più importante azione pastorale: la nostra concordia.
Nella sua grande cultura Don Guido ha saputo apprezzare l’eredità dei Santi, in modo particolare S.Francesco d’Assisi ha impresso su di lui una forte influenza. Abbiamo fatto insieme alcuni pellegrinaggi ad Assisi e alla Verna. Anche quest’anno ad agosto abbiamo fatto il nostro ultimo pellegrinaggio di cui disse che era diverso da tutti gli altri che avevamo fatto. Don Guido diceva che S.Francesco non cercasse la povertà, ma solo Dio e nient’altro! Con questa ricerca di Dio al di là, oltre al visibile, lui si sentiva particolarmente in armonia.
Per ultimo Maria. Spesso nella sua preghiera verso la S.Madre di Dio lui rivolgeva questa domanda: “Vero, Maria, che nessuno è come te come i sacerdoti?” Partendo dal fatto che Maria è quel piano inclinato che ha fatto discendere il Verbo di Dio nella nostra umanità, don Guido sentiva forte questa missione per sé e per tutti i preti: far arrivare Dio nel nostro mondo! Certamente tutti i battezzati sono chiamati a fare questo, ma nella vocazione sacerdotale questa realtà ha un suo specifico spessore. Ancora l’idea di fare spazio per trovare unità si esprime con un altro concetto proprio di Maria, ma applicato in modo particolare ai sacerdoti: essere trasparenza di Dio. Vedendo Maria di Nazareth, don Guido vedeva Dio e desiderava fortemente che la stessa cosa si realizzasse nella sua vita.
“Facendo le dovute proporzioni” (come lui amava dire) il coinvolgimento di tante persone nella sua vita e anche nella sua morte sono un indice che lui ha lasciato trasparire Dio in tutto il suo essere.

D.Roberto Populin
1 Commento
E.avalle
24/11/2020 20:36:07

BELLISSIME PAROLE DON ROBERTO .HO LETTO VOLENTIERI IL TUO PENSIERO PERCHE' STAMANI DURANTE IL FUNERALE PRESENZIATO IN STREAMING SI SENTIVA MALISSIMO PER IL RIMBOMBO .. GRAZIE DON ROBERTO.

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